Tutti vorremmo dare l’ultimo saluto a chi ci ha lasciato, ma non sempre è possibile. Quando si perde una persona cara a volte non si riesce a dirle addio, in alcuni casi la perdita avviene improvvisamente, senza alcun preavviso, lasciando il vuoto alle persone che restano. La storia di Itaru Sasaki, un signore giapponese sconvolto dalla morte di un cugino a cui era particolarmente legato, racconta di come lui sentisse il bisogno di parlare ancora una volta con suo cugino, e come non riuscisse a mettersi spiritualmente in contatto con lui; così decise di costruire il Kaze no Denwa, “il telefono del vento”, una cabina telefonica bianca con un telefono nero a dischi posta su una collina affacciata sul mare. Componendo il numero del defunto si avrà la sensazione che la persona a noi cara sia dall’altra parte del ricevitore, e possa ascoltare le nostre parole rimaste in sospeso. Il signor Sasaki decise di mettere a disposizione la sua cabina telefonica a chi ne avesse bisogno, accogliendo le persone nel suo giardino. Nella cultura giapponese si attribuisce ad ogni cosa, vivente o meno, un kami, ossia uno spirito vitale; per questo motivo il dialogo attraverso la natura o un oggetto ha un significato importante. Gli esperti sono convinti che questa pratica possa realmente aiutare a metabolizzare il lutto, ad alleviare il dolore e a lasciare andare il passato.